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15 dicembre 2008

I Gulag dei Kompagni cinesi
Dal sito liberaliperisraele, tra i link, questo post :


Lo chiamate albero di Natale, ma rischia di trasformarsi nell’albero della tortura e della schiavitù. A far la differenza bastano talvolta luci e addobbi. Soprattutto se sono «Made in China». Per capirlo basta visitare il museo del Laogai inaugurato a Washington da Harry Wu, il dissidente sopravvissuto a 17 anni di campi di lavoro e conosciuto come il Solgenitzin cinese. Nelle sale del museo dedicato ai gulag del comunismo di Pechino sono esposti bulbi fluorescenti, nastri argentati, lampadine colorate. Sono addobbi natalizi esattamente uguali a quelli accesi in questi giorni su migliaia di abeti. Arrivano dai campi di lavoro, da quei «laogai» dove dissidenti e prigionieri trasformati in schiavi di Stato garantiscono esportazioni a basso costo. «Gli italiani e gli europei non lo sanno, ma molti degli addobbi natalizi esportati da Pechino provengono dai campi di lavoro dove uomini e donne imprigionati soltanto per le loro idee o la loro religione vengono usati come schiavi di Stato - spiega Antonello Brandi direttore per l’Italia della Laogai Research Foundation, l’organizzazione fondata da Harry Wu che cataloga e denuncia i gulag cinesi. Secondo i dati dell’associazione raccolti in un documento intitolato «Manuale dei Laogai» operano in Cina 1.422 campi di lavoro. In quel manuale la connessione tra i simboli del Natale e la sofferenza acquista spietata concretezza. Uno dei centri più famosi per la produzione di luci e addobbi natalizi è la prigione di Fanjiatai nella città di Shayang, provincia di Hubei. Dentro quel gulag si producono i prodotti distribuiti sui mercati internazionali da alcune aziende situate nelle province di Zhejang, Jamgsu e Fujian. «Queste ultime forniscono solo il marchio - spiega Brandi - la mano d’opera a costo zero è tutta nel Laogai di Fanjiatai». In quella prigione-azienda sono detenuti, torturati e spesso uccisi centinaia di membri del Falung Gong il movimento religioso nel mirino della persecuzione cinese.
Jennifer Zheng, una militante del Falung Gong arrestata per quattro volte e detenuta senza processo per oltre un anno, ha descritto nel libro «Testimone per la storia» la sadica alternanza di tortura e lavoro forzato praticata in quel centro di detenzione. «Lavoravamo sette giorni alla settimana, dalle cinque e mezzo di mattina fino alle due di pomeriggio, ma se c’era bisogno di aumentare la produzione venivamo costretti a turni che arrivavano anche 15 ore. Chi smetteva di lavorare o si rifiutava di ammettere le proprie colpe subiva la pena del bastone elettrico. Sono stata torturata fino a quando ho perso conoscenza e costretta a imporre quello stesso supplizio ai miei compagni di detenzione. Quello secondo i responsabili della prigione era l’unico modo di dimostrare la mia redenzione». La tragedia dei Laogai emerge anche dal rapporto del «Comitato dell’Onu contro la tortura» pubblicato qualche settimana fa. Il rapporto denuncia «l’alto numero di morti e d’abusi durante la detenzione di individui mai giudicati da un tribunale e a cui non è riconosciuta alcuna possibilità di protestare per la propria prigionia». Oggi alcune di questi inferni del lavoro forzato esportano i loro prodotti anche in Italia. «Secondo le indagini della nostra fondazione - spiega Brandi - il centro di detenzione di Zhongba nella città di Qingzhen comprende un campo con almeno duemila prigionieri costretti a lavorare fino 16 ore al giorno e un marchio per la produzione di gemme di cristallo, lampadine e lanterne distribuite in Italia, Belgio, Francia e Stati Uniti con il marchio Zhuhai Chili Electronic . Costano poco, ma dietro a quel marchio si nascondono esseri umani ridotti in schiavitù e, spesso, anche prodotti nocivi e pericolosi per chi li acquista».
Gian Micalessin

Non so perchè, leggendo queste cose, per quale strana associazione di idee mi veniva in mente la faccia di Fabio Fazio e il suo sorrisino ebete mentre l'altra sera
ascoltava dall'ospite di turno le ennesime battutine sul regime Berlusconiano.
Per carità lasciamolo lì, sulla nostra TV, a rappresentarci la sua realtà piccina piccina. Mi auguro che cessino i risentimenti che la sua spudoratezza sta provocando. Lasciamolo fare, i piccini son piccini. Nati, cresciuti, e finiti senza aver compreso che il mondo è qualcos'altro rispetto alle loro piccole battaglie, tra i capricci di chi non capisce cosa c'è là fuori. In un mondo così distante che il nostro essere liberi non ci permette neanche di concepire.



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7 dicembre 2008

I guai di Gaeta

I guai di  Gaeta

dal Corriere :

PER L'ASSEDIO DEL 1861
Gaeta chiede i danni ai Savoia
La richiesta di risarcimento ammonta a 220 milioni di euro.

LATINA - Il Consiglio comunale di Gaeta con il solo voto della maggioranza di centrosinistra ha dato mandato alla giunta, guidata dal sindaco Antonio Raimondi, di avviare un'azione legale contro gli eredi di Casa Savoia. La causa, proposta dal leader del partito del Sud e assessore del comune pontino, Antonio Ciano, punta a chiedere i danni causati dai piemontesi durante l'assedio a quella che fu l'ultima roccaforte del Regno delle due Sicilie, nel 1861. La richiesta di risarcimento danni ammonta a 220 milioni di euro....

Ora però, dicono fonti ben informate, pare proprio che il Consiglio comunale di Genova sia a sua volta deciso a intervenire chiedendo il sequestro conservativo dei 220 milioni di Euro, non appena fossero introitati dalle Casse del Comune di Gaeta.
Il motivo?
Risarcimento per l'impegno profuso dal Comune di Genova che, inviando la propria flotta agli ordini di Biagio Assereto, liberò la città di Gaeta dall'assedio degli Aragonesi, nel confronto che culminò con la famosa Battaglia di Ponza del 1435 ...


Blogger jo il 8/12/08 1:29 AM
uffaaaaa sempre mare è, anche se non è Gaeta, e certo che è mia la foto, lo sai che da grande farò il fotografo :P
[[img src="http://www.imitidicthulhu.it/Blog/occhidigatto.jpg"]]
vedi che bravino? anche con soggetti ben difficili =))

Anonymous Anonimo il 9/12/08 12:24 PM
:-" :))



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4 dicembre 2008

Le Bioballe svizzere dell'HeidiGrillo


Cosa succede al nostro campione delle bufale a pagamento?
Dalle capre italiane si sta spostando alle capre di Heidi.
Non gli basta la palla svizzera che non lava, ora ne ha inventata un'altra.
La sua nuova villa di Lugano gli servirà ad alloggiare la truppa dei suoi master quando (dice lui) gli oscureranno il sito.
Gli proporrei un affare, a gratis (e questo dovrebbe ingolosirlo).
Gli potrei inviare per email la mia copia free di WS_FTP95 LE, ottimo programma di trasferimento file, col quale potrebbe gestire un server posto in Finlandia anche con la sua ciccia sbragata in Australia.
Ma lui forse non lo sa, attualmente è troppo impegnato con le ricerche della sua terza palla (svizzera anch'essa?).
Le avventure internazionali del marrano si fanno sempre più affascinanti...

Blogger jo il 6/12/08 11:14 AM
ciao Fra, magari stasera, intanto ci sono novità, vedi sul post più recente :D



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