Possono ridere gli occhi? Possono terrorizzare?
Credo di no, credo si tratti di luoghi comuni, perchè le uniche cose che possono fare gli occhi, isolati da un viso e dalla sua mimica facciale, sono il fissare o il distogliere lo sguardo.
Per di più, sotto quella pioggia, nessun occhio avrebbe neppur potuto far mostra di lacrimare; e comunque lacrimare è ben diverso dal piangere, e il pianto non viene dagli occhi.
In quel momento non aveva dunque modo di capire se le intenzioni dello sconosciuto fossero davvero tali da richiedere delle contromisure.
Ricapitolò velocemente i termini del possibile pasticcio in cui si era ficcato.
a) In un impeto di curiosità aveva raggiunto uno sconosciuto armato in un posto isolato, contro ogni forma di buon senso.
b) Le occasioni di disimpegno erano in numero pari a zero. L'automobile era lontana, e in ogni caso il tentare di raggiungerla avrebbe comportato dare la spalle a un soggetto armato di cui non conosceva le intenzioni.
c) Disarmarlo e allontanarsi? Ma come? La situazione imprevedibile negli sviluppi, il pugnale a mala pena esibito, erano uno splendido esempio di come la teoria possa rivelarsi impossibile da applicarsi nella pratica.
d) Colpire per primo può essere la mossa risolvente, se giocata sulla sorpresa, ma, con tutta la buona volontà, non riusciva a convincersi della necessità di farlo: quindi, in definitiva, in questo modo avrebbe condotto contro l'uomo un attacco poco determinato e di conseguenza controproducente.
Gli orientali insegnano che un uomo deve saper prendere una decisione nello spazio di 7 respiri.
Lui al quinto seppe cosa avrebbe fatto. Lo avrebbe fatto parlare, ma senza provocarlo. Ne avrebbe così studiato le mosse prima di una decisione definitiva.
Anche se sotto quell'acquazzone sarebbe parso ridicolo, arretrò di un passo, cercò l'accendino nel taschino dei jeans, pescò dalla tasca della camicia il pacchetto di sigarette, lo aprì, ci mise dentro l'accendino, e stese il braccio offrendo il tutto allo sconosciuto.
Dicono che l'uomo apra e chiuda le palpebre almeno una decina di volte per ogni minuto del suo esistere, un riflesso nervoso che ha lo scopo di mantenere umida e ossigenata la cornea dell'occhio. Non ci accorgiamo della nostra perpetua semicecità perchè la natura non ci lascia al buio, ma pietosamente ci mostra l'ultima immagine già vista, evitandoci il vivere in un perpetuo effetto di allucinata moviola d'altri tempi.
Un magnifico esempio di come l'autoinganno sia in noi radicato fin dalle ancestrali profondità del nostro DNA. La propensione per l'inganno del tipo più crudele, ipocrita e pericoloso: quello che con le nostre mani procuriamo verso noi stessi, nella sciagurata speranza di farci meno male di quel che ci toccherebbe.
Ma evidentemente lo sconosciuto sapeva muoversi bene negli infinitesimali spazi temporali di questa cieca incoscienza, perchè, col braccio teso e sigarette annesse, l'uomo capì di aver assunto un'aria estremamente ridicola, ora che davanti a lui non c'era più nessuno.
(continua)
(le precedenti e le prossime puntate sono apparse e appariranno su questo blog, e sul blog di Pincopalla)
Io qualche ideuzza per il finale già ce l'avrei ma prima voglio vedere se può adattarsi bene alle altre eventuali direzioni narrative...e chiaramente non anticipo nulla ;)
CiauZ