L'altra Cuba di Gordiano Lupi
un articolo interessante, ma vi rimando all'intera pagina se volete ulteriormente approfondire.
Inutile dire che "Si, Lupi milita a sinistra, ma... si beh, buh, bah, insomma suscita perplessità" (da quando si è tolto il bavaglio, dico io), a me interessano i fatti.
Cuba e gli emigranti obbligati
Un giornalista non dovrebbe mai parlare di casi personali perché rischia di perdere obiettività e di giudicare i fatti con poca serenità. Devo fare un’eccezione perché quello che sta accadendo a mia moglie è la prova della totale assenza di giustizia nel sistema politico cubano. Il teorema di una Cuba non democratica e soprattutto distante dalle regole più elementari di uno stato di diritto è di facile dimostrazione, ma in Italia esistono schiere di irriducibili castristi che non si arrendono di fronte all’evidenza. Come dice un mio amico cubano, i castristi vivono tutti all’estero e soprattutto non devono sopportare le angherie di un sistema politico aberrante.
Veniamo ai fatti, la sola cosa che conta per un cronista.
Ieri pomeriggio - 25 agosto 2006 - arriva una telefonata da Roma a turbare la tranquillità di un pomeriggio estivo. Risponde mia moglie. All’altro capo del filo c’è una voce femminile dal marcato accento caraibico. Si tratta di un’impiegata dell’ambasciata cubana, che prima si informa sulle sue generalità chiamandola compañera, cosa strana dalle nostre parti dove la parola compagno non viene usata neppure durante le Feste dell’Unità.
“È arrivato un avviso urgente dall’Ufficio Emigrazione dell’Avana. Ti danno trenta giorni di tempo per presentarti nei nostri uffici dove avrai notizie precise sulla comunicazione e subito dopo dovrai andare a Cuba”.
“Come mai?” chiede preoccupata mia moglie “Cosa è accaduto di grave?”
“Ti hanno revocato il permesso di residenza all’estero”.
“Dopo otto anni che vivo in Italia? Non comprendo…”
“Per telefono non posso dirti di più. Devi presentarti in ambasciata”.
“Sono incinta. Non posso affrontare un viaggio così lungo e non posso andare all’Avana in questa situazione. Se non potete dirmi niente per telefono me lo comunicherete per scritto” .
“Posso solo dirti che dalla comunicazione risulta che sei attivamente politica contro il governo cubano. Se non ti presenti perdi automaticamente il permesso di residenza all’estero e passi nella categoria emigrante”.
Per chi non è dentro alle stranezze di una dittatura che non concede nessun diritto ai suoi cittadini bisogna dire che essere qualificato come emigrante è la cosa peggiore che può accadere a un cubano che vive fuori dalla sua terra. L’emigrante viene considerato un gusano, come quelli che sono scappati a bordo di una zattera, un antisociale, un controrivoluzionario. Non ha più diritto di entrare a Cuba e se vuole farlo deve chiedere un permesso speciale all’ambasciata. Se il permesso viene concesso, può recarsi a Cuba per far visita ai familiari, ma non ha la certezza di tornare di nuovo all’estero. Va da sé che nessun emigrante entra a Cuba, perché corre il rischio di essere messo sotto torchio dalla polizia del regime e di finire nelle carceri di Fidel Castro.
“Nel mio cuore mi sentivo già emigrante e avevo deciso di non tornare a Cuba. Mi spiace solo che questa situazione diventi una vostra imposizione. In ogni caso non mi presenterò. Fate quello che credete più opportuno. Per fortuna sono cittadina italiana”.
Fine della comunicazione.
Ho voluto scrivere questo pezzo per far capire a chi ancora covasse illusioni sulla bontà del socialismo reale cubano e sulle conquiste rivoluzionarie. La più grande conquista di un cittadino cubano è quella di non avere nessun diritto nei confronti della sua terra. Mia moglie non ha mai espresso pubblicamente opinioni contrarie al regime, non ha mai scritto articoli e rilasciato interviste sulla situazione cubana. Non ha mai fatto politica attiva. In definitiva è lei a pagare per i miei articoli, per i miei libri, per i romanzi di suo cugino Alejandro Torreguitart che mai come adesso non deve far vedere il suo volto e far conoscere la vera identità. Spero solo che tutto questo rappresenti un segnale di debolezza di un nuovo governo che ha perduto il grande carisma del suo leader maximo. Una vera Cuba libera è possibile.
La riproduzione del presente articolo è libera e gratuita.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Non ho nessun commento specifico da fare, questo link è frutto di personali ricerche sul web dopo la visione, questa sera su Rai 3, di un reportage su Cuba, con interviste a personaggi che ai tempi della "rivoluzione" avevano militato al fianco del Che. Interviste "imbarazzanti" per il potere attuale cubano ma impossibili da riassumere qui nella loro abbondanza e soprattutto nell'autenticità della testimonianza diretta.
- Anonimo ha scritto il 15/4/07 11:02 AM
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Una persona che sotto Batista, stava con i Castro, venne arrestata dopo essere rimasta ferita e fece anni di carcere, con Castro al Potere venne poi liberata, ma dopo un po' ritorno in galera poiche' criticava Fidel.
(Invece i 3 che nel 2003 dirottarono una barca per scappare da Cuba furono semplicemente fucilati)
Questo blog innalzerà un brindisi quando Castro creperà, sempre che ce lo facciano sapere e che non ci passino chissa quale loro verità ...