"La rimozione è garantita sino ad un'altezza di 3 metri dal piano della strada"
Così recita il manifestino dell'AMSA (nettezza urbana milanese) affisso in questi giorni in tutte le case di Milano a pubblicizzare interventi gratuiti di pulizia.
Ma alla rimozione del suo 3 metri di messaggio l'ignoto estensore di questo graffito minimalista ci aveva già pensato, sicuramente sulla scia di un amore finito.
Update al graffito, un'esigenza che il poveretto deve aver sentito tanto perentoria da costringerlo a ritornare sui suoi passi.
Il graffito originario, nel riquadro piccolo, se ne stava in mio fotografico possesso perchè, carino com'era, qualcuno me ne aveva fatto richiesta esplicita per metterselo sull'avatar di msn...
I messaggi sui muri sono testimonianza del divenire, per mano delle intemperie, del sole, dell'AMSA. Cosa che sfugge a tutti i costi all'assessore Sgarbi che, leggo oggi, un graffito sulla darsena lo vorrebbe addirittura incorniciare.
« Il graffito ha un buon valore estetico, puliremo gli altri sgorbi e faremo un quadro dell'opera in memoria di Davide Cesare ».
Sgarbi riscopre la valenza dell'estetica nell'arte moderna.
Peccato che secondo me gli sfugga la sostanza.
L'estetica nell'arte è cosa superata, oggi il peso di un'opera va letto nei contenuti del messaggio.
E non sono io a dirlo.
Ci faccia un libro, un film, un evento, ma mi stupisce che Sgarbi non arrivi a comprendere che la forza di un murales è in tutta la sua storia.
Il murales è di per sé il simbolo del transitorio, del messaggio urlato, la sua storia è la sua vita, e la sua storia ha l'orgasmo del suo grido proprio nella cancellazione.
Per chi non lo ha capito sarebbe meglio allora che lo estirpasse, e se lo appendesse in salotto, tra Modigliani e Fattori, sotto un faretto di Arteluce.
Così recita il manifestino dell'AMSA (nettezza urbana milanese) affisso in questi giorni in tutte le case di Milano a pubblicizzare interventi gratuiti di pulizia.
Ma alla rimozione del suo 3 metri di messaggio l'ignoto estensore di questo graffito minimalista ci aveva già pensato, sicuramente sulla scia di un amore finito.
Update al graffito, un'esigenza che il poveretto deve aver sentito tanto perentoria da costringerlo a ritornare sui suoi passi.
Il graffito originario, nel riquadro piccolo, se ne stava in mio fotografico possesso perchè, carino com'era, qualcuno me ne aveva fatto richiesta esplicita per metterselo sull'avatar di msn...
I messaggi sui muri sono testimonianza del divenire, per mano delle intemperie, del sole, dell'AMSA. Cosa che sfugge a tutti i costi all'assessore Sgarbi che, leggo oggi, un graffito sulla darsena lo vorrebbe addirittura incorniciare.
« Il graffito ha un buon valore estetico, puliremo gli altri sgorbi e faremo un quadro dell'opera in memoria di Davide Cesare ».
Sgarbi riscopre la valenza dell'estetica nell'arte moderna.
Peccato che secondo me gli sfugga la sostanza.
L'estetica nell'arte è cosa superata, oggi il peso di un'opera va letto nei contenuti del messaggio.
E non sono io a dirlo.
Ci faccia un libro, un film, un evento, ma mi stupisce che Sgarbi non arrivi a comprendere che la forza di un murales è in tutta la sua storia.
Il murales è di per sé il simbolo del transitorio, del messaggio urlato, la sua storia è la sua vita, e la sua storia ha l'orgasmo del suo grido proprio nella cancellazione.
Per chi non lo ha capito sarebbe meglio allora che lo estirpasse, e se lo appendesse in salotto, tra Modigliani e Fattori, sotto un faretto di Arteluce.
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