Di "Piano, solo", film tratto dal libro "Il disco del mondo" di Valter Veltroni non c'è moltissimo da dire sul piano artistico.
E' la vita di un musicista, suonatore di pianoforte con inclinazione al jazz, morto suicida nel 1995 a 38 anni, interrompendo una carriera lenta ma che sarebbe potuta diventare significativa.
Sceneggiatura senza scosse, ricorso minimo ai flashback, che non disorientano, ma ricordano allo spettatore la natura del male oscuro che conduce Flores alla morte.
Fotografia e taglio delle scene un pochino più sofisticati di quelli dozzinali a cui la fiction ci ha abituato, in una Firenze di un quotidiano senza caldo né sole, un pò inconsueto per lo stereotipo coltivato dal turista estivo.
La mia perplessità non viene però dal linguaggio del regista Marco Milani, nè tanto meno dallo stile di Kim Rossi Stuart e degli altri, la tv ci ha abituati a ben peggiori situazioni.
Però, anche se le battute non terminano mai con i puntini di sospensione e le scene risolte a sguardi pensosi non sono in effetti poi moltissime, non sono riuscito ad abbandonarmi alla narrazione.
Stamane leggo le recensioni del film, dell'incontro scontro tra il travaglio della mente e l'arte.
Sinceramente a me son parsi invece perfettamente descritti tutti i sintomi del crescere di un disturbo bipolare serio, tanto serio da condurre il protagonista al suicidio.
E la cosa più reale, a dispetto delle considerazioni che leggo sulla diversità del protagonista rifiutato dal suo ambiente sociale, è invece la descrizione puntuale del malato che ostacola ogni rapporto e tende inesorabilmente a trascinare alla distruzione la vita di tutti quelli che gli sono vicini.
Questa cosa nel disturbo bipolare è molto vera.
Ma è lecito rappresentarla così? E davvero parte della storia del musicista?
Sono domande cui non riesco a dare una risposta e, non avendo letto il libro, non so se questa impostazione ibrida sia propria solo del film.
So solo che in una biografia mi sentirei tenuto ad oggettivare. Se volessi invece parlare di una disperazione racconterei una storia, ma lo farei senza nomi e cognomi.
E' la vita di un musicista, suonatore di pianoforte con inclinazione al jazz, morto suicida nel 1995 a 38 anni, interrompendo una carriera lenta ma che sarebbe potuta diventare significativa.
Sceneggiatura senza scosse, ricorso minimo ai flashback, che non disorientano, ma ricordano allo spettatore la natura del male oscuro che conduce Flores alla morte.
Fotografia e taglio delle scene un pochino più sofisticati di quelli dozzinali a cui la fiction ci ha abituato, in una Firenze di un quotidiano senza caldo né sole, un pò inconsueto per lo stereotipo coltivato dal turista estivo.
La mia perplessità non viene però dal linguaggio del regista Marco Milani, nè tanto meno dallo stile di Kim Rossi Stuart e degli altri, la tv ci ha abituati a ben peggiori situazioni.
Però, anche se le battute non terminano mai con i puntini di sospensione e le scene risolte a sguardi pensosi non sono in effetti poi moltissime, non sono riuscito ad abbandonarmi alla narrazione.
Stamane leggo le recensioni del film, dell'incontro scontro tra il travaglio della mente e l'arte.
Sinceramente a me son parsi invece perfettamente descritti tutti i sintomi del crescere di un disturbo bipolare serio, tanto serio da condurre il protagonista al suicidio.
E la cosa più reale, a dispetto delle considerazioni che leggo sulla diversità del protagonista rifiutato dal suo ambiente sociale, è invece la descrizione puntuale del malato che ostacola ogni rapporto e tende inesorabilmente a trascinare alla distruzione la vita di tutti quelli che gli sono vicini.
Questa cosa nel disturbo bipolare è molto vera.
Ma è lecito rappresentarla così? E davvero parte della storia del musicista?
Sono domande cui non riesco a dare una risposta e, non avendo letto il libro, non so se questa impostazione ibrida sia propria solo del film.
So solo che in una biografia mi sentirei tenuto ad oggettivare. Se volessi invece parlare di una disperazione racconterei una storia, ma lo farei senza nomi e cognomi.
ahah stamane mi son alzato e ho scritto subito senza giro di blogger, ora arrivo :d
Proprio oggi che ho fatto
un post da "musicista"
mi scrivi questo post così.
Ps: come mai non l'hai ancora
comprato il libro di "Veltroni?" :p