E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
A volte mi chiedo quando la finiremo di vestire con la retorica la maledizione del prevalere che è parte di tutti noi. Il potere virtuale di una cetra appesa a un albero non vale un cazzo di fronte alle lotte reali, che non finiscono mai perchè cambiano solo di ragione e colore.
con il piede straniero sopra il cuore,
tra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
A volte mi chiedo quando la finiremo di vestire con la retorica la maledizione del prevalere che è parte di tutti noi. Il potere virtuale di una cetra appesa a un albero non vale un cazzo di fronte alle lotte reali, che non finiscono mai perchè cambiano solo di ragione e colore.
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