LE NOVITA' - La differenza che subito appare è nelle immagini. Accanto a quelle della Casa Bianca e del Campidoglio durante la cerimonia del giuramento, ecco quelle del neopresidente a contatto con i lavoratori, o impegnato con moglie e figli nella distribuzione di aiuti ai bisognosi. Un'immagine «sociale» e informale del presidente mai comparsa nella presidenza Bush... [dal Corriere].
SENZA DUBBIO
[articolo da http://creezdogg.splinder.com]
In occasione della cerimonia di insediamento del presidente eletto Barack Obama, gli osservatori di tutto il mondo si interrogano su quello che sarà il giudizio della storia nei confronti di George W. Bush, controverso 43esimo presidente degli Stati Uniti, che lascia l’ufficio con un tasso di approvazione tra i più bassi di sempre. Negli ultimi otto anni, i suoi critici lo hanno accusato di ogni malefatta, dall’aver gestito male la politica estera americana all’aver risposto in maniera inadeguata all’uragano Katrina, senza dimenticare i rimproveri per il Patriot Act, le richieste di impeachment e persino le teorie di complotto relative all’11 settembre. I suoi sostenitori, invece, difendono le sue scelte, effettuate in seguito al più terribile attacco mai subito dall’America e che – scongiurando l’eventualità di un altro attentato sul suolo statunitense - hanno di fatto reso il Paese più sicuro. Nell’eredità del presidente Bush, tuttavia, c’è un capitolo che mai ha raggiunto le prime pagine dei giornali, ignorata dai suoi critici e dall’opinione pubblica mondiale, ma che lo consegnerà alla storia: aver salvato milioni di vite in Africa. Nessun presidente ha fatto più di George W. Bush per il continente africano. Nel 2001, anno in cui entrò in ufficio, gli Usa spendevano 1,4 miliardi di dollari l’anno per aiuti umanitari e per lo sviluppo in Africa. Fin dal suo insediamento, Bush si è prodigato perché tali aiuti aumentassero: nel 2006, tale cifra era già quadruplicata, con 5,6 miliardi di dollari l’anno, processo proseguito negli anni a venire.
Cavallo di battaglia dei fondi stanziati dal comandante in capo, l’iniziativa “President’s Emergency Plan for Aids Relief” (Pepfar), un ampio programma di prevenzione e trattamento dell’Aids per un’area in cui, solo lo scorso anno, si sono contate 22 milioni di vittime. Dal 2003, anno in cui è stato lanciato il Pepfar, l’amministrazione ha fatto sì che aumentasse notevolmente il numero di africani cui fornire farmaci retrovirali, da 50mila a circa 1,4 milioni. Nel 2008, qualche mese prima di abbandonare la Casa Bianca, Bush ha autorizzato lo stanziamento di 48 miliardi di dollari per contrastare Hiv/Aids, tubercolosi e malaria per il periodo dal 2009 al 2013. Uno sforzo che gli è valso una onorificenza da parte di “Africare”, più antica e nota organizzazione umanitaria dedicata all’Africa, e che ha dimostrato come il “conservatorismo compassionevole”, dai risultati incerti e dibattuti nei confini americani, abbia altrove funzionato in maniera egregia. Il conservatore Bush, in questo caso, è stato più magnanimo del progressista e terzomondista predecessore: “L’amministrazione Bush ha diretto più risorse per il problema dell’Aids africano di quanto abbia fatto l’amministrazione Clinton” ha dichiarato Nicole Lee, direttore esecutivo del TransAfrica Forum.
Non è un caso che l’immagine degli Stati Uniti, secondo alcuni studi condotti da Pew Global Attitudes Project, sia in Africa “più forte che in qualsiasi altra regione del mondo”. Nella maggioranza degli Stati africani è infatti grande l’approvazione nei confronti dell’America e del presidente Bush, fenomeno dovuto in buona parte agli ingenti finanziamenti. Un impegno del quale si è accorto anche il campione della beneficenza Bob Geldof, organizzatore di infinite iniziative per raccogliere fondi in favore del terzo mondo (dalla Commission for Africa ai Live 8), autore di un lungo articolo su Time lo scorso febbraio, nel quale, oltre ad elogiare quanto fatto dal 43esimo presidente, non nascondeva un certo stupore per lo scarso interesse dei media americani e internazionali per tale missione umanitaria. Per utilizzare le cifre citate da Bill Frist in un recente editoriale su Cnn.com, si può affermare senza timore che il tanto vituperato George W. Bush, con le sue scelte, abbia salvato almeno 10 milioni di persone negli ultimi anni. Raggiungimento per il quale, a differenza di altri noti leader politici, non vincerà né un premio Nobel, né tantomeno un Oscar.
Nel 2006, intanto, Repubblica riportava
Africa: Veltroni lancia agenzia stampa su Continente Nero
ottobre 2006
“L’Africa muore in silenzio perché nessuno ascolta la sua voce”.
Con questa massima, di Kapuscinski, si possono riassumere i motivi che hanno spinto il sindaco di Roma Walter Veltroni, Unicredit e la Società editoriale Vita ad avviare un progetto inedito e coraggioso. ‘Progetto Afro’ sarà, prima di tutto, un’agenzia di stampa, che dovrà dar voce ai tanti fatti, spesso drammatici, che coinvolgono il Continente Nero e sui quali quasi sempre cala l’indifferenza ... e bla bla bla .... e oggi grazie a una banca possiamo fare questo esperimento, per creare un circuito di conoscenza. Quando ai giornali — ha concluso — arriveranno le notizie di questa agenzia, sarà difficile per loro non ascoltare”.
Neanche le chiacchiere, sono arrivate in porto. Per controllare basta vedere su Google, è sufficiente scrivere Progetto, o Agenzia, Afro.
SENZA DUBBIO
[articolo da http://creezdogg.splinder.com]
In occasione della cerimonia di insediamento del presidente eletto Barack Obama, gli osservatori di tutto il mondo si interrogano su quello che sarà il giudizio della storia nei confronti di George W. Bush, controverso 43esimo presidente degli Stati Uniti, che lascia l’ufficio con un tasso di approvazione tra i più bassi di sempre. Negli ultimi otto anni, i suoi critici lo hanno accusato di ogni malefatta, dall’aver gestito male la politica estera americana all’aver risposto in maniera inadeguata all’uragano Katrina, senza dimenticare i rimproveri per il Patriot Act, le richieste di impeachment e persino le teorie di complotto relative all’11 settembre. I suoi sostenitori, invece, difendono le sue scelte, effettuate in seguito al più terribile attacco mai subito dall’America e che – scongiurando l’eventualità di un altro attentato sul suolo statunitense - hanno di fatto reso il Paese più sicuro. Nell’eredità del presidente Bush, tuttavia, c’è un capitolo che mai ha raggiunto le prime pagine dei giornali, ignorata dai suoi critici e dall’opinione pubblica mondiale, ma che lo consegnerà alla storia: aver salvato milioni di vite in Africa. Nessun presidente ha fatto più di George W. Bush per il continente africano. Nel 2001, anno in cui entrò in ufficio, gli Usa spendevano 1,4 miliardi di dollari l’anno per aiuti umanitari e per lo sviluppo in Africa. Fin dal suo insediamento, Bush si è prodigato perché tali aiuti aumentassero: nel 2006, tale cifra era già quadruplicata, con 5,6 miliardi di dollari l’anno, processo proseguito negli anni a venire.
Cavallo di battaglia dei fondi stanziati dal comandante in capo, l’iniziativa “President’s Emergency Plan for Aids Relief” (Pepfar), un ampio programma di prevenzione e trattamento dell’Aids per un’area in cui, solo lo scorso anno, si sono contate 22 milioni di vittime. Dal 2003, anno in cui è stato lanciato il Pepfar, l’amministrazione ha fatto sì che aumentasse notevolmente il numero di africani cui fornire farmaci retrovirali, da 50mila a circa 1,4 milioni. Nel 2008, qualche mese prima di abbandonare la Casa Bianca, Bush ha autorizzato lo stanziamento di 48 miliardi di dollari per contrastare Hiv/Aids, tubercolosi e malaria per il periodo dal 2009 al 2013. Uno sforzo che gli è valso una onorificenza da parte di “Africare”, più antica e nota organizzazione umanitaria dedicata all’Africa, e che ha dimostrato come il “conservatorismo compassionevole”, dai risultati incerti e dibattuti nei confini americani, abbia altrove funzionato in maniera egregia. Il conservatore Bush, in questo caso, è stato più magnanimo del progressista e terzomondista predecessore: “L’amministrazione Bush ha diretto più risorse per il problema dell’Aids africano di quanto abbia fatto l’amministrazione Clinton” ha dichiarato Nicole Lee, direttore esecutivo del TransAfrica Forum.
Non è un caso che l’immagine degli Stati Uniti, secondo alcuni studi condotti da Pew Global Attitudes Project, sia in Africa “più forte che in qualsiasi altra regione del mondo”. Nella maggioranza degli Stati africani è infatti grande l’approvazione nei confronti dell’America e del presidente Bush, fenomeno dovuto in buona parte agli ingenti finanziamenti. Un impegno del quale si è accorto anche il campione della beneficenza Bob Geldof, organizzatore di infinite iniziative per raccogliere fondi in favore del terzo mondo (dalla Commission for Africa ai Live 8), autore di un lungo articolo su Time lo scorso febbraio, nel quale, oltre ad elogiare quanto fatto dal 43esimo presidente, non nascondeva un certo stupore per lo scarso interesse dei media americani e internazionali per tale missione umanitaria. Per utilizzare le cifre citate da Bill Frist in un recente editoriale su Cnn.com, si può affermare senza timore che il tanto vituperato George W. Bush, con le sue scelte, abbia salvato almeno 10 milioni di persone negli ultimi anni. Raggiungimento per il quale, a differenza di altri noti leader politici, non vincerà né un premio Nobel, né tantomeno un Oscar.
Nel 2006, intanto, Repubblica riportava
Africa: Veltroni lancia agenzia stampa su Continente Nero
ottobre 2006
“L’Africa muore in silenzio perché nessuno ascolta la sua voce”.
Con questa massima, di Kapuscinski, si possono riassumere i motivi che hanno spinto il sindaco di Roma Walter Veltroni, Unicredit e la Società editoriale Vita ad avviare un progetto inedito e coraggioso. ‘Progetto Afro’ sarà, prima di tutto, un’agenzia di stampa, che dovrà dar voce ai tanti fatti, spesso drammatici, che coinvolgono il Continente Nero e sui quali quasi sempre cala l’indifferenza ... e bla bla bla .... e oggi grazie a una banca possiamo fare questo esperimento, per creare un circuito di conoscenza. Quando ai giornali — ha concluso — arriveranno le notizie di questa agenzia, sarà difficile per loro non ascoltare”.
Neanche le chiacchiere, sono arrivate in porto. Per controllare basta vedere su Google, è sufficiente scrivere Progetto, o Agenzia, Afro.
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