«C'E' ANCORA DA FARE» - «Se guardiamo all'economia, ora - ha precisato Obama - penso si possa dire che non siamo più sull'orlo del baratro e che c'è una calma che prima non c'era». «Non dobbiamo cullarci nell'alloro - ha aggiunto il presidente - perchè c'è ancora molto lavoro da fare» nei settori dell'educazione e per quanto riguarda la riduzione della dipendenza del petrolio estero. Anche le grandi riforme finanziarie, ha sottolineato Obama, devono spingere gli Usa fuori dal ciclo delle bolle speculative.
questo dal Corriere, ma a proposito dei "lavori da fare" ieri sera leggevo questo interessante post sul blog di Carlo Panella :
Tutti sanno che il regime coreano è letteralmente pazzesco, che le sue logiche interne sono folli. Tutti, ma non Obama che ha applicato a Pyonyang lo stesso schema che intende perseguire con Teheran. dialogo, dialogo e ancora dialogo. E' il classico modus operandi dei presidenti democratici, convinti che basti trattare con i nemici sulla base dello schema delgli ''spazi di influenza regionale'' per salvare la pace. Il problema è che questo schema non può funzionare con regimi il cui nerbo è una forte -e folle- componente ideologica. Così è per la Corea del Nord, così è per l'Iran. Ecco allora che solo una settimana fa l'incaricato di Obama per i rapporti con Kim il Sung, prevedeva che non ci sarebbe stato nesssuna provocazione nucleare e che i negoziati in corso avevano ''solide basi''. Smentito clamorosamente. Ora, Obama ha di fronte lo stesso problema che avrà tra qualche mese con Teheran: se il dialogo non porta frutti, se serve solo a dare tempo a questi regimi per rafforzare le loro politiche aggressive, che si fa? Insomma: quale è il ''piano B''? Non c'è. Questo è il dramma. Obama prende tempo, cerca di convincere la Russia -che ha già detto che non è disponibile- a perseguire una più rigida politica di sanzioni...
E' indeciso a tutto.
e mi venivano in mente delle considerazioni che avevo fatto in mattinata su un sito :
Il fallimento dell'economia socialista ha avuto due conseguenze, l'adozione di strategie capitaliste anche nel blocco est, sdoganandole in parte, per poter sopravvivere materialmente, e il trasferimento delle metodiche socialiste sul piano delle aspirazioni utopiche, per farle sopravvivere intellettualmente nell'ovest, visti gli scarsi risultati pratici che avevano dato nelle economie reali dei paesi in cui erano state testate.
La contraddizione di oggi è in questo mix, nel mondo globale che adotta un mercato di tipo capitalista mentre si alimenta della filosofia collettivista.
E non c'è una terza via. Nessuno la sta preparando o ha idea di quale potrebbe essere.
Noi, a differenza degli altri paesi, questa realtà non la nascondiamo. E la lotta si vede.
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