Ecco stralci di cosa ci riserva L'Unità in
Sanaa, l’onore di famiglia e l’ignoranza che uccide
di Elena Doni
L’ha detto in televisione, lo ripete a tutti, la mamma di Sanaa: «Perdono mio marito, Sanaa ha sbagliato». Il suo viso duro, da contadina, incorniciato dal hijab, è chiuso a difesa dell’« onore» familiare. Successe così anche con la madre di Hina, la ragazza che a Brescia fu uccisa dal padre. Al processo quando fu letta la sentenza che lo condannava a trent’anni lamadre di Hina, impassibile al funerale della figlia, ebbe una crisi di nervi e dovette essere portata via in ambulanza. Sapevano già, quelle madri, cosa sarebbe toccato alle figlie che avevano scelto di vivere con il ragazzo di cui si erano innamorate? Forse sì, ma certo i padri erano sicuri che le loro mogli non si sarebbero opposte al loro modo di fare giustizia. In nome di cosa? «Dell’onore della famiglia» hanno detto gli omicidi in entrambi i casi. Ne abbiamo parlato con Sumaya Abdel Qader, autrice del libro Porto il velo, adoro i Queen, nata a Perugia da una famiglia giordano-palestinese, laureata in biologia e portavoce delle donne musulmane in Europa.
Quale onore, fondato su quali leggi? Della religione, del paese d’origine, delle tradizioni tribali?
«La religione? Assolutamente no. Chi lo pensa ignora che nell’etica musulmana la misericordia è fondamentale: «La Mia misericordia precede la Mia giustizia» è scritto nel Corano. Né davvero possono essere state le leggi del paese d’origine della famiglia di Sanaa a ispirare questo delitto. E quanto a leggi del paese di provenienza, è vero il contrario: il Marocco si è dotato di leggi di grande apertura verso i diritti delle donne.
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Né credo che in Marocco esistano tradizioni tribali che contemplano il delitto per difendere l’onore della famiglia. È l’ignoranza a dettare questi comportamenti».
La senatrice Vittoria Franco, responsabile nel Pd delle Pari Opportunità, nel deplorare il comportamento del padre di Sanaa «fuori dalla storia e dalla umana comprensione», ha detto che «unica consolazione è che il processo di integrazione di queste ragazze immigrate nella nostra società, che le spinge verso la libertà e l’emancipazione, è un processo inarrestabile ».
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E POI, A FINALINO, COME AL SOLITO, SENTIAMOCI ANCHE FARE LA MORALE:
«La società italiana deve capire che esistono ormai i nuovi italiani, imparare a conoscere persone che sono italiane ma hanno alle spalle storie private e background diversi. La cittadinanza non è solo un pezzo di carta, è qualcosa di più importante».
Va bene? Chiaro?
Cari Italiani ignoranti, sentita la lezione delle signore maestre dalla penna (ettepareva) rossa? DI QUALI REALTA' CULTURALI DI FANTASIA STANNO PARLANDO? CON QUALE FACCIA DI PALTA? DOVE ATTINGONO LA LORO PRESUNTUOSA SACCENZA? E A CHE RAZZA DI IMBECILLI DOVREMMO APPARTENERE PER ACCETTARE QUESTO CUMULO DI COLPEVOLI FALSITA'?
Intanto vi rimando alla storia di:
Cheikh Maghraoui,
professione: TEOLOGO MAROCCHINO
professione: TEOLOGO MAROCCHINO
Pedofilia di stato:
in Marocco un teologo legittima il matrimonio di bambine di nove anni.
Aveva già espresso queste opinioni nel settembre 2008, e ció aveva suscitato uno scandalo. Lo Cheikh Maghraoui rimette al tavolo quest'abominio.
E perché dovrebbe stare zitto? Non fa che dire la verità dei testi musulmani.
Ricordiamo che all'età di 52 anni, Maometto, il profeta dell'islam, sposò Aicha che ne aveva soltanto 6 o 7, e che ebbe rapporti sessuali con la bambina quando raggiunse l'età di 9 anni. (Sahih Bukhari 5:58: 234, 5:58: 236, 7:62: 64, 7:62: 65, 7:62: 88, Sahih Muslim 8:3309, 8:3310, 8:3311, Sunna Abu Dawud 41:4915, 41:4917).
Essendo Maometto “il buon modello" che i musulmani devono seguire, non c'è nulla di sorprendente affinché da buon musulmano, lo Cheikh Maghraoui legittimi il matrimonio delle bambine di 9 anni.
La religione d'amore non dispone infatti d'età minima per il matrimonio, “gli scienziati musulmani se ne fanno del resto un dovere di ricordarlo sulle reti televisive arabe".
Nulla di strano, almeno da quelle parti, se domenica 14 settembre, il teologo marocchino, ha nuovamente legittimato l'autorizzazione di sposare BAMBINE fin dall'età di 9 anni.
“Il matrimonio delle ragazze (???) dell'età di 9 anni non è vietato poiché secondo gli hadith, Mahomet si è sposato quando Aicha aveva soltanto 7 anni ed ha consumato il suo matrimonio quando ebbe 9 anni", ha garantito nel suo sito lo cheikh Mohamed ben Abderrahm.
Beh, se questa non é pedofilia di stato, ditemi voi cos'è, come ho già scritto non so quante decine di volte, questi non sono vaneggiamenti di una mente malata, perchè sono 60 milioni le bambine fra gli otto e 14 anni, che vengono OBBLIGATE a sposare uomini di 20, 30, 40 più vecchi...qualche "fortunata" riesce a divorziare: "Mio padre mi ha picchiato e mi ha detto che dovevo sposare quest’uomo. Lui mi ha fatto brutte cose, io non avevo idea di cosa fosse il matrimonio. Correvo da una stanza all’altra per sfuggirgli, ma alla fine mi prendeva, mi picchiava e poi continuava a fare ciò che voleva. Ho pianto così tanto, ma nessuno mi ascoltava. Ho supplicato mia madre, mio padre, mia zia di aiutarmi a divorziare. Mi hanno risposto: Non possiamo fare niente. Se vuoi, vai in tribunale da sola".
Questa povera bambina aveva otto, dicasi, otto anni.
Qui l'articolo originale francese.
Le solite cazzate di Wikipedia ?