Paragrafo tratto dal libro di Anna Negri, figlia di Toni Negri
“Con un piede impigliato nella storia” (Feltrinelli 2009).
“Una sera ho assistito a una discussione interminabile in cui mio padre illustrava la sua teoria politica a un ragazzo bellissimo che non ne sapeva niente, un italiano che aveva sempre vissuto a Londra. Mi sono messa ad ascoltare perché era la prima volta che lo sentivo spiegare tutto dall’inizio, finalmente ci avrei capito qualcosa anch’io. Il papà parlava dell’automazione, come per esempio i robot alla Fiat, di computer che avrebbero liberato gli operai dal lavoro, così tutti avrebbero potuto lavorare di meno. Solo, continuava, perché questo accadesse era necessaria la violenza, perché il sistema non l’avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà e qui né io né il suo giovane interlocutore riuscivamo a fare il salto teorico” (pag. 70).
Toni Negri si è però sempre dichiarato innocente, in quanto, secondo lui, non avrebbe ispirato alcuna azione tra quelle per le quali fu incriminato, e condannato, come teorico.
I Radicali da sempre lo hanno sostenuto e protetto, violando anche la Legge italiana per aiutarlo a scappare all'estero.
Ora, a prescindere che all'estero lui ci rimase poi a lungo, ben oltre i patti "collaborativi" contratti con i Radicali, facendo loro anche un bello sberleffo, mi chiedo quale fosse stato allora il suo ruolo politico negli anni 60-70.
Ispiratore di violenza inascoltato?
Ovvero, la sua dichiarata necessità di violenza non fu l'idea che mosse le azioni violente di quel tempo?
Queste azioni furono poste in essere con la stessa matrice ideologica ma da "altri" ispiratori di una diversa violenza?
Morirono carabinieri, poliziotti, sindacalisti, cittadini e politici in quegli anni.
Secondo Negri, non fu lui ad esserne, come altri, ispiratore.
Ma in quale modo sarebbe dovuta allora sfociare questa sua violenza predicata?
Un bel pasticcio da capire, tanto più per noi, che, non essendo radicali, siamo tendenziamente non violenti.
Ed è anche difficile da spiegare pensando alla mancata ottimizzazione dei processi collaborativi della sinistra violenta nel suo complesso, che non è stata capace di far confluire tutte queste determinazioni bellicose in una violenza unitariamente efficace.
Quindi, oltre che animali, anche cretini e incapaci?
Mi piacerebbe che la Bonino si esprimesse su questo punto. In fondo la collaborazione con Toni Negri è parte essenziale della sua storia di rivoluzionaria, ed anche i suoi possibili elettori meriterebbero oggi di essere informati al riguardo.
“Una sera ho assistito a una discussione interminabile in cui mio padre illustrava la sua teoria politica a un ragazzo bellissimo che non ne sapeva niente, un italiano che aveva sempre vissuto a Londra. Mi sono messa ad ascoltare perché era la prima volta che lo sentivo spiegare tutto dall’inizio, finalmente ci avrei capito qualcosa anch’io. Il papà parlava dell’automazione, come per esempio i robot alla Fiat, di computer che avrebbero liberato gli operai dal lavoro, così tutti avrebbero potuto lavorare di meno. Solo, continuava, perché questo accadesse era necessaria la violenza, perché il sistema non l’avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà e qui né io né il suo giovane interlocutore riuscivamo a fare il salto teorico” (pag. 70).
Toni Negri si è però sempre dichiarato innocente, in quanto, secondo lui, non avrebbe ispirato alcuna azione tra quelle per le quali fu incriminato, e condannato, come teorico.
I Radicali da sempre lo hanno sostenuto e protetto, violando anche la Legge italiana per aiutarlo a scappare all'estero.
Ora, a prescindere che all'estero lui ci rimase poi a lungo, ben oltre i patti "collaborativi" contratti con i Radicali, facendo loro anche un bello sberleffo, mi chiedo quale fosse stato allora il suo ruolo politico negli anni 60-70.
Ispiratore di violenza inascoltato?
Ovvero, la sua dichiarata necessità di violenza non fu l'idea che mosse le azioni violente di quel tempo?
Queste azioni furono poste in essere con la stessa matrice ideologica ma da "altri" ispiratori di una diversa violenza?
Morirono carabinieri, poliziotti, sindacalisti, cittadini e politici in quegli anni.
Secondo Negri, non fu lui ad esserne, come altri, ispiratore.
Ma in quale modo sarebbe dovuta allora sfociare questa sua violenza predicata?
Un bel pasticcio da capire, tanto più per noi, che, non essendo radicali, siamo tendenziamente non violenti.
Ed è anche difficile da spiegare pensando alla mancata ottimizzazione dei processi collaborativi della sinistra violenta nel suo complesso, che non è stata capace di far confluire tutte queste determinazioni bellicose in una violenza unitariamente efficace.
Quindi, oltre che animali, anche cretini e incapaci?
Mi piacerebbe che la Bonino si esprimesse su questo punto. In fondo la collaborazione con Toni Negri è parte essenziale della sua storia di rivoluzionaria, ed anche i suoi possibili elettori meriterebbero oggi di essere informati al riguardo.
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