Cuno Tarfusser, ora al tribunale dell'Aia, è stato procuratore capo a Bolzano, e la sua procura è stata presa a modello di efficienza grazie ai suoi interventi di ristrutturazione.
Sono in viaggio, è lunedì mattina (7 giugno 2010), ed ascolto in diretta una sua intervista telefonica da una emittente locale piemontese.
Il tema è quello dello sciopero dei magistrati e l'argomento finisce sulle loro retribuzioni.
Ci tengo a precisarlo, non vorrei rischiare di "decontestualizzare", visto che, oltre a questo, l'intervento di Tarfusser abbraccia, col suo autorevole punto di vista, l'intera problematica dello stato della giustizia in Italia.
Fatto è che, a proposito dell'emolumento ai magistrati, giudicato esorbitante dalle altre voci meno quotate della trasmissione, la sua risposta è secca e chiara.
I magistrati devono percepire alti compensi, in quanto loro necessari per potersi "comprare una casa adeguata alle loro esigenze", e non dover "farsela comprare da altri, come certi politici".
Bellissima, non fa una grinza.
Non mi stupisco molto dell'occasione presa al balzo per punzecchiare il "nemico", è da tanto che nella nuova repubblica la politica si fa così, ma questa condizione "sine qua non" del pagare profumatamente i magistrati per farli restare onesti non riesce a convincermi poi molto.
Ovvero, capisco l'esigenza, ma non sembra molto qualificante per le toghe, se la traduco nella sostanza: "Paga ben bene il ladro, in modo che non gli venga la voglia di rubare".
Il problema è che questo signor Cuno Tarfusser non è un militante di Grillo o un fan di Berlusconi, è un'eminenza grigia ed avanzata di quella stessa magistratura che ci viene così bene a descrivere.
Non so entrare nel merito, perchè sarebbe sufficiente una diaria, un rimborso, un'idennità in più per modificare la sostanza.
Mi limito a considerare che il voler restare ancorati di principio alle proprie retribuzioni, ritenendole acquisite di diritto, non tiene conto della realtà del paese.
Mi piacerebbe capire se chi pretende di mantenere i propri livelli di reddito abbia chiaro il concetto che per chi ha un lavoro autonomo periodi come questo rappresentano solo una spesa in assoluto, per poter mantenere il costo dei servizi della propria attività, sia che produca o no, per non parlare delle assicurazioni e dell'accantonamento per il trattamento pensionistico.
C'è gente che farebbe la firma anche solo per "non" guadagnare, ma almeno per non indebitarsi.
Ma capisco che facciamo un discorso molto diverso.
Ci sono due paesi, quello dei diritti acquisiti, e quello di chi produce reddito.
Il problema è che il paese che produce reddito non ha neppure il tempo di far valere i suoi diritti.
La retribuzione dei magistrati è inferiore a quella di tanti altri funzionari pubblici (Banca d'Italia, avvocati dello stato, consiglieri parlamentari, segretari comunali, etc.) e corrisponde grosso modo a quella di un non molto brillante dirigente privato e degli altri dirigenti pubblici statali (molti dei quali fanno un lavoro meno impegnativo).
Dopo dieci anni di lavoro un magistrato guadagna circa 3.700 euro, dopo quindici anni circa 4.500, dopo venticinque anni circa 5.500, dopo trent'anni circa 6.500.
Il segretario quarantenne del Comune di Anzio (meno di 50.000 abitanti) guadagna circa 6.000 euro al mese. Un neodirigente trentenne della Presidenza del Consiglio guadagna circa 4000 euro al mese.
Si parla tanto di mercato e meritocrazia, poi ci si lamenta perchè i magistrati (che superano una selezione impegnativa e il cui lavoro è costantemente sottoposto a valutazioni di professionalità e produttività da parte del CSM) guadagnano soltanto un po' meno di un dirigente di un ente locale.
Bah...