La Corte di Strasburgo e l'Europa vanno bene solo quando l'Italia viene condannata. Ma se i responsi non vanno bene perché non fanno sponda alla solita linea di attacco portata dalla sinistra e dall'ultrasinistra, allora sono da ignorare. Questo è stato il responso di Strasburgo sulla morte di Giuliani.
Giuliani venne colpito mentre a breve distanza da un Land Rover defender dei carabinieri solleva all'altezza delle spalle un estintore scarico del suo contenuto e del peso di circa sei chilogrammi.
La jeep dell'Arma, in quel momento, è chiusa su un lato di Piazza Alimonda.
Il muso incastrato in un cassonetto, il lunotto posteriore infranto, il motore spento.
Sulla jeep si è già abbattuta una prima volta la furia di una decina di manifestanti.
E' stata investita sulla fiancata destra da un colpo di asse.
L'estintore, che Giuliani solleva al momento della morte, è già stato scagliato una prima volta contro il defender.
Ha colpito il tetto, è rimbalzato sulla ruota di scorta prima di ricadere sull'asfalto.
Intorno, piovono sassi.
Nel defender dell'Arma sono in tre, la jeep ha il lunotto posteriore sfondato.
In Italia, nella sua arringa, l'avvocato Pisapia aveva sostenuto:
"Ciò che è eventualmente accaduto prima dell' arrivo di Carlo Giuliani in piazza Alimonda non ha, né può avere, alcuna rilevanza rispetto all' inchiesta che riguarda la sua morte e di cui mancano tutti i presupposti di fatto e di diritto della legittima difesa".
Era il suo ruolo, era l'avvocato della famiglia che si era costituita parte civile contro lo stato. Non ho nulla da dire per questo, ho invece molto da dire contro chi come lui, non inquadrò la vicenda come un vero proprio assassinio, orchestrato e diretto, (e dio solo sa come mai ci fu una sola morte), da tutti quegli infami che avevano montato centinaia di ragazzi incoscienti a combattere per loro, per farli diventare martiri della propria guerra.
Giuliani non è stato ucciso solo da un proiettile, è stato ucciso da un modo criminale di pensare il confronto con le istituzioni.
Quelle stesse istituzioni dove Pisapia oggi, riabbottonato il colletto della cravatta, vuole mettere le mani.
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