Nell'articolo di oggi l'Unità scrive:
Secondo Brusca, nel 1992 la mafia aveva fra i referenti «Salvo Lima a livello locale» e «Giulio Andreotti a livello nazionale», ma loro non avevano garantito la revisione del maxiprocesso, così i boss iniziarono a cercare altre sponde politiche. Dopo l'uccisione di Borsellino, però, Riina gli disse che si erano interrotti tutti i contatti avviati sulla base del Papello: quindi, le nuove stragi dovevano servire «a far tornare lo Stato o chi per esso a trattare». Ecco che, ha raccontato Brusca, a fine 1993 o inizio 1994 «con Bagarella ho un contatto con Dell'Utri, attraverso Vittorio Mangano», lo stalliere di Arcore, per avere modo di «arrivare» a Silvio Berlusconi, «che si apprestava a diventare premier».Ora, a parte la vericidità o meno del racconto che fa Brusca, che parla di un tentativo di intimidazione, come viene intitolato l'articolo?
Così:
Il pentito Brusca: «Facemmo sapere delle bombe a Berlusconi»
che, se non si legge in dettaglio tutto quanto, potrebbe essere così interpretato.
«Berlusconi sapeva delle bombe»
che conduce a sua volta a drammatici quanto aberranti interrogativi.
E' una tecnica di (falsa) comunicazione che il signor professore Umberto Eco ha ampiamente descritto nei suoi stimati libri, quella di come un lettore venga mosso come una marionetta condizionandogli l'associazione di idee.
Una tecnica un tempo raffinata, ora, usata così maldestramente, non deve stupire finisca praticamente solo su l'Unità.
Nessuno come loro conosce così bene i propri polli.
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