Ma io non voglio commemorarTi, io non sono un estraneo.
Ho imparato da te, Ti ricordo ancora, con la tua camicia gialla e con le scarpe da tennis bianche, quando ci insegnavi il valore della bottega.
Ci insegnavi che si può cominciare a tracciare un segno nella creta solo quando si ha umilmente imparato a lisciarne tutta la tavoletta, e si è quindi pronti, nella perfezione, per farlo.
Intanto, ci raccontavi la Tua visione di un mondo dove l'anarchia conviveva con l'umiltà e con lo scrupolo nel proprio lavoro, totale, senza mezze misure.
Ho alcune foto dei Tuoi lavori, a ho anche qui, imperativo su email, il divieto a pubblicarle.
Le Tue cose oggi sono proprietà dei Tuoi eredi.
Anche io però, anche noi, Ti abbiamo avuto tra noi, e siamo eredi dei Tuoi insegnamenti.
Mi son messo allora a lavorare su un dettaglio di una di quelle foto, non è più solo un pezzo di luce passata nell'obiettivo.
Ora è mia. E' nostra. E la pubblico per ricordarTi.
Son sicuro che da lassù sorriderai e approverai, e penserai che qualcosa della Tua lezione l'ho imparata.
La Libertà la si conquista, in quest'eterno corso di ricerca di Libertà che ci accompagna nei passi della vita.
Addio Professore.
G.S.